Riccardo Bonacina, fondatore di Vita Non Profit, sarà uno degli speaker di maggior rilievo di “Esserci Festival. Il volontariato che c’è”, la manifestazione organizzata dal CESV Messina ETS con il Comune di Messina nei giorni I e 2 dicembre al PalaCultura e a Palazzo Zanca.
In vista dell’intervento alle giornate messinesi ecco come si racconta, a partire dalla situazione del volontariato in Italia e dal volontariato che il dato Istat non può intercettare.
«Il dato Istat è un dato oggettivo ma è importante capire che l’Istituto di statistica sonda le organizzazioni, ovvero chiede loro “Quanti volontari quest’anno?”. Istat non intercetta tutto ciò che si muove al di fuori delle organizzazioni e ciò che si muove è sempre di più. C’è il volontariato spontaneo nelle emergenze (esempio alluvione Emilia-Romagna), quello professionale, il volontariato digitale, quello temporaneo mobilitato su uno scopo specifico, ect. Tutte forme di impegno volontario e civico che l’indagine Istat non intercetta.
«Le ragioni di questo calo? Forse il riflesso di un Paese invecchiato, intrappolato in un declino demografico che comincia a produrre i suoi effetti sia nella vitalità delle nuove imprese, sia nel campo del volontariato. In secondo luogo, non è difficile osservare che, nei decenni passati, la spina dorsale delle associazioni era, ed è ancora, costituita da lavoratori andati in pensione in giovane età.
La disintermediazione dall’impegno e dalle cause sociali che hanno sempre meno bisogno di luoghi e organizzazioni formali anche perché fanno uso di risorse digitali, e la spinta alla individualizzazione di tutti gli ambiti di vita – dalle relazioni affettive, familiari, al lavoro, all’uso del tempo libero – hanno prima lambito e poi fortemente interessato anche il fenomeno dell’azione volontaria.
«Attenzione però, le due forme di volontariato, quello tradizionale in associazione e quello svincolato e “fluido”, non devono essere messe in contraddizione. L’azione informale può essere un modo per rafforzare l’impegno e fare sperimentare ai giovani nuove strade: se vedono che aiutando gli altri migliorano la realtà, e anche loro stessi, allora è molto più probabile che si inseriscano in esperienze maggiormente strutturate e continuative».
- Il volontariato attraverso le parole di Papa Francesco. Ci parli in breve della sua ultima pubblicazione “Io avrò cura di te. La chiamata per il bene comune” edito da Solferino?
«Il libro compone una quasi catechesi sul volontariato spulciando i discorsi, i messaggi e le encicliche di Papa Francesco nei dieci anni del suo pontificato. Francesco scopre strada facendo il volontariato e ne capisce il valore che non consiste nel volontarismo, ma nel contributo che una scelta libera e personale può dare alla tutela della dignità umana e alla costruzione di una società più giusta e solidale. Scopre via via come il volontariato possa essere un valore fondamentale perché in esso si esplicita un buon uso della libertà individuale che scegli di aprirsi agli altri. Papa Francesco nel corso del suo magistero ha via via incontrato centinaia di volontari e centinaia di gruppi di volontariato, sui territori. Nei numerosi viaggi o nelle udienze, e nei lunghi mesi della pandemia ha visto e ammirato la mobilitazione in aiuto dei più fragili quando nelle città dominavano il deserto e il silenzio, ha visto le tante associazioni mobilitate per l’accoglienza a chi fugge dalle guerre. Si può parlare di una vera e propria scoperta progressiva da parte del Papa del volontariato, una scoperta che lo ha portato a dire: «Io ho trovato tre cose in Italia che non ho visto da altre parti. Una di queste tre cose è il forte volontariato del popolo italiano, la forte vocazione al volontariato. È un tesoro: custoditelo! È un tesoro culturale vostro, custoditelo bene!» (Discorso ai volontari della Protezione civile, maggio 2022). Affermazione che ribadirà più volte in questi anni. In questi mesi, dopo che l’Istat ha reso noti i dati sul volontariato ci siamo chiesti “Il volontariato dov’è?”, ecco il libro del Papa ci aiuta a rispondere a una domanda più importante e fondativa “Il volontario chi è?”».
- Dal 2020 siamo dentro crisi di varie natura: la pandemia, le guerre (importante il suo contributo di pace in Ucraina), le crisi ambientali e le crisi energetiche. Sembra che tutto il bene e tutto il buono che pure c’è non riesca ad emergere. Il volontariato in tutto questo dov’è? Che ruolo può continuare a svolgere
«Dice Goethe che “chi non ricorda il bene non può sperare”. Notazione folgorante per la sua verità persino psicologica. È proprio così nell’esperienza di ciascuno di noi. Chi non ha ricordo di un’esperienza buona, di bene, non può sperare perché la speranza non avrebbe nessun contenuto possibile se non lo sperare “in meglio” che equivale allo sporgersi in avanti sopra un abisso vuoto». Il compito proprio del volontariato in questo passaggio d’epoca è quello della disseminazione nel quotidiano e nelle comunità di relazioni buone e di esperienze di bene, esperienze, cioè, che abbiano come contenuto la cura di sé, degli altri, del lavoro e dell’ambiente in cui viviamo. Solo così si nutre la speranza individuale e collettiva. In uno dei suoi primi atti, la visita al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 14 novembre 2013 Papa Francesco sottolinea l’importanza della speranza, “dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie”. E nel 2017 ci rivolge questo invito: “Semina speranza: semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza e di dis-speranza”. Ecco il volontariato semina speranza, semina esperienze di bene che permettono di dare sostanza alla speranza».
- Cosa si aspetta da “Esserci Festival. Il volontariato che c’è”? Quale contributo darà la sua partecipazione?
«Innanzitutto, la cosa più semplice, incontrare il volontariato e i volontari di Messina e poter parlare con loro».
- Perché per lei è importante “esserci”?
L’esserci è l’essere che è qui e che è con. Quella particella “ci”, ci ha insegnato Martin Heidegger, specifica che ciascuno di noi è gettato nel mondo in un particolare momento e in un particolare luogo, ed è lì per essere con gli altri, in relazione. Mi è sempre piaciuta questa lezione che troviamo in “Essere e tempo” anche perché il volontariato è sempre un “essere con”.