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Catania, 23 marzo. Manifestazione Misericordie Siciliane per un Servizio Civile attento a territori e persone

“PER DARE VOCE A CHI NON HA VOCE – PER UN SERVIZIO CIVILE ATTENTO AI REALI BISOGNI DEI CITTADINI E DEL TERRITORIO”

Una manifestazione di protesta contro i tagli del Servizio Civile Universale organizzata dalla Federazione regionale delle Misericordie Sicilia che si terrà sabato 23 marzo a partire dalle ore 10:00 a Catania. Oltre 50 mezzi, tra ambulanze ed automediche, e centinaia di volontari in rappresentanza delle nove province siciliane arriveranno a Catania per stazionare presso il piazzale Rocco Chinnici antistante il centro fieristico “Le Ciminiere”. Successivamente una delegazione sarà ricevuta in Prefettura per consegnare a sua Eccellenza il Prefetto di Catania un documento con cui si vuole evidenziare l’importanza della presenza di giovani di Servizio Civile sul territorio locale: la loro assenza lascerà interi territori e comunità in una situazione di disagio sociale. Diritti negati alle persone fragili e aspettative deluse in special modo nei confronti del mondo del volontariato e del volontariato cristiano.

Molti comuni Siciliani come il comune di Rosolini, Regalbuto, Floresta, Raccuia, Ucria, Sinagra, Librizzi, Oliveri, San Piero Patti, Capizzi, Montalbano Elicona, Montagnareale, Naso, Gioiosa Marea e San Marco d’Alunzio hanno deliberato solidarietà e delusione per questa scelta del governo Nazionale. La Conferenza Episcopale Siciliana, nei giorni 4– 6 marzo 2024, durante i lavori della sessione primaverile, per il tramite del suo Presidente Mons. Raspanti ha letto un Comunicato della Federazione Regionale delle Misericordie Siciliane nel quale si esprime il disappunto, l’amarezza e la delusione riguardo all’esclusione di tutte le Misericordie delle Regioni del Sud Italia, dall’ultimo bando di selezione dei giovani del Servizio Civile Universale.
Anche il Comitato Provinciale delle Misericordie di Catania pur avendo avuto finanziato i suoi progetti, condivide l’amarezza di tutte le altre misericordie siciliane i cui progetti, per pochissimi punti, sono stati tagliati fuori per quest’anno, e sarà quindi presente con le sue associate sabato 23 per dare voce a tutto il movimento siciliano delle Misericordie al fine di iniziare a ragionare su un principio di sussidiarietà e una perequazione legata principalmente al territorio e questo sarà possibile solo cambiando e/o adeguando le norme attualmente in vigore che regolano il Servizio Civile: solo così potrà diventare universale nei fatti e non solo a parole.

Di seguito il comunicato Stampa:

La Federazione Regionale delle Misericordie Siciliane, unitamente a tutti i Coordinamenti e Comitati di Zona e alle Misericordie affiliate, con riferimento alla problematica legata al Servizio Civile Universale che, con riguardo all’ultimo bando di selezione, ha visto escluse, a motivo della riduzione dei fondi stanziati, tutte le Misericordie delle Regioni del Sud Italia aderenti al programma proposto dalla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia (Sicilia, Campania e Puglia, in particolare), assieme ad altre importanti realtà associative

esprime

profondo disappunto, amarezza e delusione per le scelte, assolutamente non condivisibili e non condivise, adottate dal Governo nazionale e dal Ministero competente, sia nel momento della
riduzione delle risorse, sia successivamente, allorquando hanno lasciato cadere nel nulla, non solo le interpellanze parlamentari sopraggiunte, ma anche tutti gli appelli, le sollecitazioni e le richieste avanzate a tutti i livelli, nazionale e locale, dal Movimento delle Misericordie che rappresenta, nel panorama degli Enti del Terzo Settore, una delle principali componenti, annoverando oltre 700 confraternite sparse in tutto il territorio nazionale e più di 650.000 volontari iscritti, che da sempre hanno servito e servono in ambito socio-sanitario, secondo lo stile del Buon Samaritano, la parte più debole della popolazione e sono molto attivi anche in altri settori socio-culturali e in protezione civile.
L’esclusione di molti programmi del Servizio Civile e, fra questi, quelle delle Misericordie del Sud Italia, nonché il mancato recepimento delle legittime e accorate istanze avanzate in queste ultime
settimane, hanno disegnato una brutta pagina nella storia, importante e bella, del Servizio Civile italiano, che da sempre ha incarnato e ancora incarna gli ideali più nobili della nostra Nazione,
attenta alla crescita sociale, culturale, umana e di cittadinanza attiva dei nostri giovani, ai bisogni primari dei cittadini più fragili e alla tutela e valorizzazione della nostra cultura, nell’accezione più
ampia del termine, e del nostro territorio.
Purtroppo, le scelte limitative dell’ultimo bando stanno andando in direzione opposta e avranno ricadute negative e gravi proprio per i cittadini più deboli, ammalati, soli, anziani e diversamente abili. Ciò comporterà ineludibilmente una drastica riduzione dei servizi offerti dalle nostre associazioni e, in alcuni casi, anche la loro sospensione, soprattutto in territori disagiati e nei comuni più piccoli, dove le Misericordie rappresentano una delle poche e, spessissimo, l’unica risorsa sociale e l’unico presidio territoriale di aiuto e di sostegno ai meno fortunati.
A tutto questo si aggiunga:
• che il Servizio Civile rappresenta un importante sostegno economico per i giovani del sud che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro. I giovani maturano la consapevolezza che il proprio servizio è utile alla crescita sociale, culturale ed economica della Nazione e che il compenso ricevuto è correlato all’impegno profuso;
• che la mancanza del Servizio Civile avrà una ricaduta negativa sulla formazione umana di tantissimi ragazzi. Il contatto diretto con il mondo del volontariato e la vita relazionale con gli altri volontari, nonché la vicinanza ai fratelli che sono nel bisogno, sono strumenti insostituibili di crescita per la buona cittadinanza;
• che il venir meno o la riduzione dei servizi offerti dalla Misericordie comporterà un danno economico non indifferente per anziani, emarginati, ammalati e poveri, costretti a pagare per servizi fino ad oggi svolti gratuitamente o con minimi rimborsi spesa;
• che il finanziamento dei programmi di Servizio Civile, soprattutto per le Regioni del sud, ha un valore di moltiplicatore economico-sociale perché riduce la spesa pubblica e offre servizi
qualificati e umanizzati. L’aver escluso le grandi realtà associative operanti nel Sud dal Servizio Civile si tradurrà in enormi esborsi economici pubblici, che dovranno sopperire alla
riduzione di attività delle associazioni di volontariato.
Infine, non può passare inosservato il paradosso dei posti vacanti (peraltro evidenziato da ultimo in un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano.it del 22 febbraio 2024, a firma di Virginia Della Sala): a fronte di una maggiore richiesta giovanile nelle Regioni e nelle zone disagiate del Sud, assistiamo, in molti i progetti del Nord, alla difficoltà a reperire giovani e all’impossibilità di coprire i posti messi a disposizione. Con la conseguenza, inaccettabile e incomprensibile, di aver tagliato fuori zone del Paese dove molteplici sono i bisogni sociali e dove assistiamo a vere e proprie emergenze giovanili.
È uno spreco di risorse pubbliche e una mancanza di attenzione verso cittadini fragili, territori in difficoltà e associazioni in prima linea, a cui bisogna mettere subito mano!
Occorre ripensare il modo stesso di intendere il Servizio Civile, puntando più su una più equa e mirata distribuzione di risorse e posti e meno su scelte a comparti stagni e poco flessibili.
Occorre consentire alle Organizzazioni del Terzo Settore presenti in tutto il territorio nazionale di poter indirizzare i giovani laddove ce ne sia veramente bisogno.
Chiediamo al Ministro competente, in attesa di una più organica organizzazione del Servizio e della riammissione dei programmi esclusi, di mettere fin da subito a disposizione delle Associazioni delle Regioni del Sud tagliate fuori i posti rimasti vacanti (che hanno già la copertura economica e non necessitano di ulteriori risorse), riaprendo i termini di partecipazione.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere in silenzio.
È nostro preciso dovere fare sentire la nostra voce, forte, decisa e determinata, per dare voce ai nostri fratelli, molto spesso dimenticati, che quotidianamente si rivolgono alle nostre strutture. Il nostro è un appello, forte e accorato, che indirizziamo al cuore dei nostri governanti, per ricordare loro che uno Stato si qualifica per l’azione che profonde nella cura dei propri cittadini più bisognosi e per il sostegno alla solidarietà e alla carità.
Per questo non ci stancheremo di percorrere ogni strada libera e democratica per sollevare il problema e giungere in tempi rapidissimi alla soluzione.

 

Fonte: Comunicato Stampa
San Piero Patti, 24 febbraio 2024
a firma del Presidente
Santi Mondello

Silvia Gheza