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Verso la Giornata della Memoria: evento su Cesare Terranova il I marzo a Messina

Saranno i volontari e le volontarie del CESV e di Libera a dialogare con Luca Gulisano, autore di “Cesare Terranova. Giudice onorevole”, edito da Mesogea, nell’evento che è uno dei “Cento passi” verso la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si terrà il 21 marzo a Trapani. L’appuntamento è alle ore 18:00 di sabato I marzo nella Libreria Mondadori di via Consolato del mare 35, a Messina (nei “Cento passi” anche l’incontro su Peppino Impastato con Lelio Bonaccorso nell’ambito del ciclo promosso dal Cospecs e dedicato alla graphic novel e le iniziative nelle scuole di Libera e Ri-generazioni civiche).

«Chi come me è costretto ad andare spesso per le carceri, finisce per trovare insopportabile la vista dell’uomo in catene. A parità di giustizia, è infinitamente maggiore la soddisfazione umana che si prova nello scarcerare un innocente di quella del mandare in prigione un colpevole. Anche quando si è perfettamente convinti della sua colpa».

Sono parole di Cesare Terranova, il magistrato assassinato il 25 settembre 1979 insieme al maresciallo Lenin Mancuso che gli faceva da scorta.

Benché emblematica della lotta contro la mafia e delle indagini sul suo rapporto con la politica siciliana, la sua oggi è una storia quasi dimenticata, ma Luca Gulisano la riporta alla memoria attraverso una solida ricerca documentaria e le testimonianze di alcuni parenti del magistrato. Oltre che resoconto molto ricco e attento ai fatti e alle analisi dei documenti, il libro mette in luce il profilo umano del giudice che fronteggiò Luciano Liggio, portò in tribunale il Gotha mafioso degli anni Sessanta e Settanta, e fu il primo a far emergere i rapporti dei boss con personaggi di spicco della politica come Lima e Ciancimino. «Terranova -scrive Gulisano – rivendicava per sé il pregio della lealtà e non aveva paura di definire mafia quel nemico invisibile che sembrava voler lanciare il sasso per poi nascondere la mano»

 

Iria Cogliani