Dalla crisi del volontariato in Italia alle emergenze in corso in tutto il mondo: anche Laura Perrotta, Fundraising Director di Medici Senza Frontiere, porterà il suo contributo a “EsserCi Festival. Il volontariato che c’è”. Ecco le sue riflessioni, a partire da un “ribaltamento delle prospettive”.
- Dal 2020 siamo dentro emergenze di varie natura: la pandemia, le guerre, le crisi ambientali e le crisi energetiche. Dal suo osservatorio, quali sono le principali “ferite del mondo”? E qual è il ruolo fondamentale che può essere assolto dal volontariato o soprattutto dal volontariato?
«Proviamo a ribaltare la prospettiva: il fatto che ci siano tante emergenze e di natura così varia, aumenta la possibilità di attivarsi. Una persona che voglia fare volontariato può scegliere la causa a cui donare il suo tempo e le sue energie. Ma oltre al ruolo di esecutore/esecutrice di un compito specifico, può contribuire con un apporto di idee e punti di vista dalla comunità, dalla società civile, che sono un valore altissimo per un’associazione».
- Le ultime indagini Istat certificano una diminuzione di volontari in Italia. Si tratta dei dati tratti dal monitoraggio delle associazioni e organizzazioni. Secondo lei c’è davvero questa crisi? E se sì, quali sono le ragioni che la possono spiegare? E quali sono le “contromisure” da adottare?
«Non so dire se ci sia davvero la crisi del volontariato oppure no, ma se lo dice Istat non si scappa, la statistica non mente. Le ragioni potrebbero essere legate a uno spostamento generale dell’attenzione dal benessere sociale a quello individuale oppure a una mancanza di offerta di volontariato adeguata da parte nostra, delle organizzazioni no-profit. Dovremmo forse rinnovare le proposte, essere più accoglienti con i nuovi volontari, aprirci di più a chi ancora non ci conosce».
- Nella sua esperienza il background scientifico e l’attenzione per l’altro si sono integrati dando vita ad una carriera nel mondo non profit che però si fa forte di attività, come la raccolta finanziaria e la gestione di lasciti e di donazioni, che non appaiono molto diverse da quelle del profit. Secondo lei c’è un territorio di collaborazione “obbligato” o almeno opportuno tra profit e non profit?
«Il territorio di collaborazione tra profit e non profit è vastissimo. Esiste già, ma è ancora poco conosciuto. Le aziende sono degli aggregatori sociali, dei luoghi fisici e virtuali attorno ai quali si muovono tantissime persone ed energie. Dobbiamo allenare il muscolo dell’immaginazione e trovare modi sempre più articolati per interagire, per il benessere reciproco».
- Cosa si aspetta da “Esserci festival. Il volontariato che c’è”? Quale contributo darà la sua partecipazione?
«Mi aspetto un festival in cui tante persone scambiano idee ed esperienze, per costruire insieme un immaginario collettivo di azioni, impegno, attivismo. Mi aspetto di trovare persone con la voglia di cambiare il mondo».
- Perché per lei è importante “esserci”?
«Perché sono anch’io una volontaria, e so quanta ricchezza c’è in questa frase».