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A Messina “Mal di Libia. I miei giorni sul Mediterraneo”. Il libro di Nancy Porsia

Giovedì 30 novembre alle ore 17:30 nel Tempio della Chiesa Evangelica Valdese in via Laudamo, 16 sarà presentato sarà presentato il libro di Nancy Porsia “Mal di Libia. I miei giorni sul mediterraneo”.

L’iniziativa promossa da CESV Messina ETS, dall’Associazione Teria, dall’ANPI Provinciale di Messina, dalla Chiesa Evangelica Valdese e da operatori sociali ed attivisti che operano nel campo delle migrazioni, vuole essere un momento di approfondimento su un tema che continua ad esser al centro dell’attenzione e che richiede la costruzione di una rete solidale ed attiva contro una politica che respinge e fa morire in mare le persone che lasciano i loro paesi per migliorare le loro condizioni di vita.

Mal di Libia. I miei giorni sul fronte del Mediterraneo” è un reportage importante di Nancy Porsia, edito Bompiani.


Nancy Porsia arriva per la prima volta a Tripoli nel 2011, quattro giorni dopo la morte di Gheddafi, e poi ci si stabilisce per cinque anni, diventando l’unica giornalista internazionale di base in Libia a raccontare un paese che, in qualche modo, diventerà anche il suo. Nancy nel suo lavoro  ci accompagna a scoprire un popolo contraddittorio ma spesso incompreso e che è molto lontano da quello di cui danno notizia i media mainstream, e insieme ci offre un’inesauribile ricchezza di fonti di prima mano, storie, interviste, incontri, viaggi.  Nel libro, la giornalista indipendente Porsia ci fa vedere come sia necessario capire cosa sia il divenire Stato fallito della Libia, terreno di una guerra per procura tra le potenze regionali, e il divenire mare di morte del Mediterraneo a causa delle politiche migratorie occidentali, che hanno fatto in questi solo accordi con i trafficanti di esseri umani pur di ridurre gli arrivi in Europa e di non mettere in discussione la politica migratoria fondata sulla selezione delle popolazioni da contrastare e da fare entrare, attraverso la delega ad altri Stati  di mettere in atto la politica dell’esternalizzazione delle frontiere, dei respingimenti e dei blocchi delle persone.
Siamo di fronte ad un racconto in prima persona, che grazie ad una presenza sul campo durata anni e ad una  scrittura profonda, ci mette di fronte alle responsabilità internazionali che hanno condotto la Libia a divenire un terreno di guerra senza fine e il Mediterraneo la frontiera più mortale e carica di sofferenze del mondo.

 

Rosario Ceraolo