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Giustizia riparativa: un impegno del terzo settore per la comunità

Nonostante una data “sull’orlo” delle festività natalizie, il seminario congiunto CESV e ULEPE Messina sulla giustizia riparativa che si è tenuto giovedì 19 dicembre ha visto la sala formazione del Centro Servizi gremita grazie ad una partecipazione che è andata oltre le aspettative degli stessi promotori.

A richiamare tanti enti e associazioni è stato anzitutto il tema: la giustizia riparativa, come è chiamata, apre infatti una nuova dimensione di impegno e perseveranza nel mondo del non profit messinese che su questa linea di intervento ha intenzione di scommettersi anche andando al di là delle attività strettamente legate alla mission associativa.

Ai lavori – moderati dal direttore del CESV Rosario Ceraolo – si è arrivati peraltro attraverso un percorso di sensibilizzazione e di iniziativa sul territorio che è il cuore del protocollo d’intesa siglato nel febbraio di quest’anno tra Centro Servizi e ULEPE e che ha già dato risultati significativi, tra i quali – appunto – l’interesse per l’evento del 19 dicembre.

Interesse che ha visto la platea seguire con piena attenzione le relazioni e gli interventi programmati e che è sfociato in un ampio confronto finale.

Le relazioni

È stata Ernestina Di Gennaro, Direttrice dell’ULEPE Messina, a ripercorrere i temi legati all’importanza di una nuova giustizia che si apre al territorio e recupera appieno il valore “riparativo” della pena, collocandosi come alternativa al carcere. Di Gennaro ha inoltre ribadito la rilevanza del contributo e del coinvolgimento del terzo settore, peraltro ampiamente previsto dalla Riforma Cartabia.

E proprio la Riforma è stata oggetto dell’intervento di Alberto Randazzo, Professore associato di Diritto Costituzionale e Pubblico, Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, Università degli Studi di Messina. Il costituzionalista ha posto in particolare l’accento sugli elementi di coerenza tra la nuova visione della giustizia e i principi fondativi della Costituzione: solidarietà e impegno sociale, infatti, si legano concettualmente alla previsione costituzionale della pena come percorso di riabilitazione e reinserimento del reo nella società.

Antonia Ragusi dell’Area promozione del volontariato del CESV Messina ha ripercorso alcune delle più significative attività svolte in forza del protocollo, sottolineando come diverse realtà del terzo settore abbiano già assunto responsabilità operative e come numerose altre realtà abbiano manifestato l’intenzione di impegnarsi in questo senso. Un’adesione – ha detto – che è stata trasversale ai diversi ambiti di intervento delle associazioni e che nasce a monte dalla consapevolezza di essere parte di una comunità.

Gli interventi

Molto apprezzati anche gli interventi programmati. Silvio Indice (Referente Coop. Prospettiva Futuro e Associazione Santa Maria della Strada) ha parlato del progetto KOINE che ha messo a punto un insieme di servizi integrati nella Sicilia Orientale con il forte coinvolgimento di una rete sociale tra i quali appunto i soggetti messinesi Santa Maria della Strada e Centro di solidarietà Faro.

Lucilla Barbasini (Associazione Angeli sull’Asfalto) ha ricordato il progetto “La Vita che si fa strada”, realizzato in collaborazione con l’ULEPE Messina e che ha visto molte delle persone accolte partire da colpevoli di violazione del Codice della strada per divenire loro stessi protagonisti e testimonial dell’importanza della prevenzione e della sicurezza in strada.

Tiziana Tracuzzi (Libera Presidio “Nino e Ida Agostino”) ha illustrato il progetto “Itinerari di bellezza e giustizia”. È emerso il racconto di una collaborazione tra ULEPE e la rete di Libera, tra cui EcosMed ed Anymore, che ha proposto ai beneficiari la partecipazione sia a progetti di recupero e di riqualificazione di siti quali Forte Petrazza e Horcynus Orca sia a progetti di sviluppo sociale quale quello attivo a Roccavaldina.

Le conclusioni

In conclusione è intervenuta la consigliera del CESV Messina Anna Maria Passaseo la quale ha ribadito il valore dell’impegno del terzo settore e, partendo dalle sue esperienze di volontaria e di pedagogista, ha evidenziato come la giustizia riparativa comunitaria abbia numerosi contenuti che possono e devono essere sperimentati e promossi anche in altri ambiti, a partire appunto dall’ambito educativo.

 

Iria Cogliani