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Strutture per i profughi ucraini, coinvolti gli enti di terzo settore nella procedura negoziata

Assegnata agli enti del terzo settore  una corsia preferenziale nelle procedure di accoglienza dei profughi ucraini.

Il decreto legge Ucraina (Dl 21/2022) ha autorizzato il dipartimento della Protezione civile a definire ulteriori forme di accoglienza diffusa, diverse da quelle previste nell’ambito delle strutture di accoglienza (Cas e Sai), per prestare soccorso alla popolazione ucraina. L’accoglienza in emergenza potrà essere attuata mediante i Comuni, gli enti del Terzo settore, i Centri di servizio per il volontariato, gli enti e le associazioni iscritte al registro di cui all’articolo 42 del Dlgs 25 luglio 1998, n. 286 e gli enti religiosi civilmente riconosciuti. Si tratta, in prevalenza, di convenzioni dirette con il Terzo settore e reti associative in grado di garantire un’accoglienza “allargata”, che si affianca a quella del sistema tradizionale. In particolare, con riferimento alle modalità di gestione, prevista dal ministero dell’Interno la possibilità di utilizzare le strutture di accoglienza, aumentandone capacità ricettiva (fino a un massimo di 15mila unità) e risorse stanziate. Spetta alla Prefettura, nel rispetto del costo medio di 33 euro a persona al giorno, valutare caso per caso adeguatezza degli standard dell’accoglienza, eventualmente ampliando il ventaglio delle prestazioni richieste sulla base delle esigenze specifiche dei migranti. Per quanto attiene, invece, le procedure di affidamento per l’individuazione delle strutture ricettive il ministero – sulla base della strada tracciata dall’Avvocatura dello Stato con suo parere – suggerisce il ricorso alla procedura negoziata senza bando in base all’articolo 63, comma 2 del Codice appalti (Dlgs 50/2016). Procedura, questa, che potrà essere utilizzata anche nei rapporti tra le Prefetture e gli enti del terzo settore, trattandosi della modalità più snella per rispondere alle esigenze emergenziali, sicuramente più dell’articolo 56 del Dlgs 117/2017. Una visione, quella del ministero, che seppur da un lato evidenzia la non congruità degli strumenti messi a disposizione del Codice del Terzo settore in considerazione della situazione emergenziale, dall’altro manifesta ancora una volta il ruolo centrale ricoperto in emergenza dagli enti del terzo settore. Prima con l’emergenza sanitaria, oggi con quella bellica, gli enti hanno dimostrato di essere i principali interlocutori (o meglio partner) dell’amministrazione pubblica, capacità di intervenire quali ausiliari dello Stato (in questo caso, delle Prefetture) per rispondere ai bisogni della popolazione

Vedi articolo correlato:  In Gazzetta Ufficiale, “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”

Ulteriori fonti:

Crisi in Ucraina, le misure del Governo che coinvolgono anche il non profit

Articolo a cura di Gabriele Sepio, Veronica Varone su il quotidiano Il Sole 24 ore

 

© Foto in copertina di Romolo Maddaleni, progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”

Silvia Gheza