Maura La Greca, Simone Tempia, Pietro Bartolo, don Luigi Ciotti: a Palazzo Zanca, in un Salone delle Bandiere gremito di giovani e meno giovani, dopo i saluti dell’assessora Alessandra Calafiore, della prefetta Cosima Di Stani, del vicepresidente del CESV Ennio Marino e del direttore Rosario Ceraolo, “EsserCi Festival – Il volontariato che c’è” prende il via attraverso i quattro speech d’inaugurazione, ciascuno votato all’autenticità del confronto e alla necessità di esserci.
Storie che non hanno voce
Maura La Greca, responsabile comunicazione di Antoniano / Zecchino d’oro, dialoga con la giornalista Alessandra Serio (Tempo Stretto). E racconta di sé, della sua visione, ai tanti studenti presenti. «Voglio dirvi la verità. Alla vostra età volevo cambiare il mondo. Ma la mia generazione ci ha provato e non c’è riuscita. In prima media mi hanno raccontato la storia di M. L. King e ho pensato che anch’io avrei fatto così. Alle superiori sono finita in piazza a gridare perché non mi piaceva quello che vedevo. Vengo da una generazione che dava valore al singolo, a chi ce la faceva da solo. Jobs lo ha fatto calpestando tutti quelli che erano accanto. Da adulti bisogna avere il coraggio di restare dentro situazioni difficili. La pace si costruisce così. Essere ragazzi e ragazze che stanno seriamente nei loro luoghi prendendosi cura dei più fragili. Ci vuole lo spirito bambino. Perché ce ne dimentichiamo? Non vi sosteniamo e di questo mi scuso con voi. Ricordate “44 gatti”, la canzone? Ecco a me interessano i due che restano, quelli che non vengono contati da nessuno. Cerco di raccontare le storie che ancora non hanno voce. Abbiamo bisogno di continuare a raccontare. È solo incontrandosi che si cresce, mettendosi in ascolto dell’altro».
Parole oltre la maschera
Verità in fondo al mare
Stare insieme, essere un noi
«Non è venuto qui oggi don Luigi. Io qui rappresento un noi. Diffidiamo dei navigatori solitari. Abbiamo bisogno di stare insieme, di sentirci “noi”». Don Ciotti, fondatore di Libera contro le parla a confronto con il giornalista Nuccio Anselmo (La Gazzetta del Sud). E spiega che «la disumanità non può essere legge». Che «è vergognoso che non si riesca a dare cittadinanza ai bambini che sono nati qui». Che «la malattia più terribile e pensare di essere cittadini a intermittenza. Non possiamo delegare. Non basta commuoversi. Bisogna poi muoversi. Bisogna esserci». «Dobbiamo prendere coscienza – spiega don Ciotti – che da 170 anni in Italia continuiamo a parlare di mafie. C’è qualcosa che non va. Le mafie usano le tecnologie e i grandi boss sono diventati imprenditori e manager. L’ultima mafia è sempre la penultima, per la capacità dei mafiosi di ri-generarsi. Occorre allora una grande battaglia educativa di politiche sociali e culturali. Unire le nostre coscienze, dobbiamo reagire e diventare un soffio di speranza perché ci possa essere un cambiamento. La disumanità non deve farci dimenticare le cose belle che ci sono, le persone belle che fanno cose belle». Ed ecco il senso della Giornata della Memoria (la presenza di don Ciotti a EsserCi Festival è uno dei cento passi che portano alla Giornata del 2025, che si celebrerà a Trapani). «Libera – dice Ciotti – è una associazione di associazioni e oggi è presente in tutta Italia e nel mondo. Abbiamo costruito un lungo elenco di nomi di vittime di mafia. La Giornata della Memoria non è una cerimonia ma l’impegno di stare accanto ai familiari. Saremo a Trapani per ricordare le vittime di quella provincia: la strage di Pizzolungo, Mauro Rostagno, il magistrato Montalto. E poi la cattura di Matteo Messina Denaro per 30 anni latitante a causa di altre latitanze, quella di chi non fece abbastanza per catturarlo o di chi ha allontanato da Trapani chi stava per catturarlo. Il miglior modo di fare memoria è impegnarci di più tutti».
In evidenza l’abbraccio tra don Ciotti e Pietro Bartolo