Anche nel 2020, anno della pandemia, il non profit ha continuato a crescere anche se meno rispetto gli anni precedenti. Al 31 dicembre istituzioni attive in Italia sono 363.499, con un incremento che si attesta intorno allo 0,2% (nel 2019 l’aumento è stato dello 0,9%). Rispetto ai dipendenti del settore, l’incremento si mantiene invece intorno all’1 per cento, con 870.183 impiegati.
È quanto emerge dai dati presentati dall’Istat durante le Giornate di Bertinoro per l’economica civile, il tradizionale appuntamento di Aiccon, Centro Studi dell’Università di Bologna che si è concluso lo scorso 15 ottobre.
I numeri sono relativi al censimento permanente sulle istituzioni non profit – avviato dall’Istat nel 2016 – che viene aggiornato ogni anno attraverso l’integrazione di diverse fonti amministrative. L’aggiornamento di quest’anno inoltre, si colloca nell’ambito della rilevazione campionaria del Censimento permanente avviata il 10 marzo e che si concluderà il 28 ottobre 2022; in questa tornata dell’indagine, che viene svolta ogni 3 anni con l’obiettivo di cogliere meglio elementi specifici e dinamicità del settore, il campione è stato ampliato ad hoc (110mila gli enti coinvolti) per effettuare una analisi di copertura che consentirà di migliorare la qualità del registro delle istituzioni non profit.
Tornando ai dati, più di un’organizzazione su 10 attiva in Italia nel 2020 è di volontariato (38.500). Infatti, oltre alle associazioni di promozione sociale (+7,2%) sono proprio le organizzazioni di volontariato a registrare la crescità più importante (+5,7%) mentre diminuiscono Onlus (-2,7%) e imprese sociali (-1,8%).
Incrociando il numero di impiegati con la forma giuridica, il peso delle forme organizzative cambia significativamente: le imprese sociali occupano oltre la meta dei dipendenti (54,2%), seguono le altre istituzioni non profit (31,8%), le Onlus (9,3%), le organizzazioni di volontariato (3,4%) e le associazioni di promozione sociale (1,3%). Rispetto al 2019, i dipendenti crescono tra le organizzazioni di volontariato (+7,6%) e le imprese sociali (+1,6%) mentre decrescono nelle associazioni di promozione sociale (-7,1%) e tra le Onlus (-2,3%).
Le organizzazioni di volontariato sono attive prevalentemente nei settori di intervento tradizionale: assistenza sociale e protezione civile (40,6%) e sanità (24,3%). Le Onlus sono più presenti nella cooperazione e solidarietà internazionale (17,4%) oltre che nel settore dell’assistenza sociale e protezione civile (43,8%). Le imprese sociali operano principalmente nei settori dell’assistenza sociale e protezione civile (48,4%) e sviluppo economico e coesione sociale (31,4%), sebbene non sia trascurabile la quota di imprese attive nel campo dell’istruzione e ricerca (9,8%).
Nel 2020, le istituzioni crescono più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). Le regioni che presentato gli incrementi maggiori sono la Campania (+4,5%), la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (+1,8%), la Puglia e la Valle d’Aosta (+1,6%), l’Umbria (+1,2%).
Benchè la crescita delle Inp al sud sia costante dal 2018 e le organizzazioni più giovani siano proprio quelle del meridione, le istituzioni non profit sono più attive al nord (oltre il 50%), il 22,2 per cento al Centro, il 18,2 percento e il 9,4per cento rispettivamente al Sud e nelle Isole. La distribuzione territoriale è anche più concentrata in considerazione dei dipendenti, per il 57,2per cento impiegati nelle regioni del Nord rispetto al 20 per cento occupato dalle istituzione non profit del Mezzogiorno.
Altro dato interessante è quello degli utili: rispetto al 2019, il fatturato è diminuito di oltre il 20 per cento per più della metà delle istituzioni non profit assoggettate al regime IVA – oltre un quarto ha presentato la dichiarazione Iva per l’anno di imposta 2020; si tratta di quelle più rilevanti dal punto di vista economico che impiegano l’85 per cento dei dipendenti.
Secondo l’Istat le misure dovute al contenimento dell’epidemia da Covid-19 sono tra i fattori che influenzano la dinamica per settore di attività: la diminuzione del fatturato è superiore al 20 per cento nei settori dell’istruzione e ricerca (63,8%), delle attività culturali e artistiche (62,5%), di quelle ricreative e di socializzazione (61,7%), e delle attività sportive (58,5%). Al contrario, rispetto al 2019, il fatturato è in aumento nei settori della sanità (42,3%), dello sviluppo economico e coesione sociale (39,9%) e dell’assistenza sociale e protezione civile (37,7%).
L’ultima parte del rapporto analizza i benefici del 5 per mille che nel 2020 hanno interessato 65.439 istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille (17,0% del totale). Nell’anno di dichiarazione dei redditi 2020 aumentano, rispetto all’anno precedente, il numero degli enti beneficiari (+5,8%) e l’importo ricevuto (+1,6%), pari a circa 455,6 milioni di euro, contrariamente al numero di scelte espresse dai contribuenti al momento della dichiarazione che si attesta sui 12,6 milioni (-3,9%).
Il confronto tra la distribuzione delle istituzioni ammesse al contributo del cinque per mille e quella delle scelte operate dai contribuenti consente di individuare i settori di attività maggiormente premiati dai cittadini: quelli che presentano una percentuale di scelte superiore al peso relativo delle istituzioni che vi operano sono istruzione e ricerca (22,6% contro 4,9%), sanità (14,5% contro 9,4%) e cooperazione e solidarietà internazionale (11,9% contro 5,0%). La percentuale di scelte è invece inferiore alla quota di istituzioni nei settori delle attività sportive (3,9% contro 20,4%), culturali e artistiche (3,3% contro 10,6%), ricreative e di socializzazione (3,9% contro 10,1%), dell’assistenza sociale e protezione civile (26,7% contro 30,5%).
Nella sezione del portale Istat dedicato al censimento è disponibile il testo integrale e la nota metodologica e le tavole
Fonte: CSVnet
Foto in copertina di © Emiro-Albiani, Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”